Ma nel mentre mi sono accorta di aver lasciato il tesserino sanitario sopra il distributore delle sigarette a Budrio, domenica. Che non è una lamentela ma una constatazione della mia rimastanza.
Titoli di testa - Mi alzo alle 8 con cinque ore di sonno dopo una serata un po' vivace e la sensazione di non avere dormito affatto. Il tutto esclusivamente per andare a verbalizzare un voto dal professor A, personaggio così illustre che è titolare di una marea di corsi senza però tenerne quasi nessuno. Il fastidio di dovermi recare a Giurisprudendenza per incontrare quest'uomo è alimentanto dalla quasi assuluta di certezza di dover discutere con un'orda di giuristi fighetti e rompipalle solo per farci dire dove trovare l'illustrissimo. Scena 1 - Detto fatto, in portineria ci dicono che non c'è, e di recarci da un fantomatico assistente che potrebbe sapere dove trovarlo. Il suddetto assistente, versione un po' più magra di Daniele Magro di X-Factor ma molto probabilmente altrettanto poco etero, mi guarda con odio indescrivibile per essere entrata in aula durante un esame. Odio che diventa disgusto quando capisce di stare parlando con una studentessa di (ommioddioommioddio) SCIENZE POLITICHE.
"Scusi stavo cercando il professor A..." "Guarda che qua non c'è! C'è l'esame, non vedi?!? Oggi non fa nemmeno ricevimento!" "Sì però mi hanno detto di chiedere a lei in portineria, perchè dovrei verbalizzare economia dell'innovazione..." "(Qua l'espressione muta radicalmente)Quindi tu mi stai parlando della TRIENNALE???" "Eh si..." "(pianta l'indice verticalmente l'indice all'altezza della mia faccia)Aspetta."
Al che torna dentro, chiama credo la prima persona normale che abbia mai incontrato in quel covo di esauriti, la quale, con aria di compassione e amara consapevolezza si fa carico dei nostri problemi. Scopriamo anche con stupore che anche lui è un illustrissimo, e un po' rincuorate ce ne andiamo a fare colazione. Tanto il voto oggi non ce lo verbalizzano.
Scena 2 - Optiamo per il Caffè Zamboni, ma giunte lì invece battezziamo il bar di fronte, che ci pare più sportivo e meglio fornito di paste. Lego la bici a uno dei 50-60 paletti che ci sono lungo il marciapiede e con la nostra colazione ci accomodiamo in un tavolino fuori. Ad un certo punto, alle spalle della Fede vedo un furgone delle Poste che sembra accostarsi al marciapiede; penso "Certo che questo sta parcheggiando proprio male" e poi CRASH. Il furgone si è schiantato proprio su QUEL paletto: la mia bici è a zig-zag, storta da un lato dove ha colpito il furgone e storta dall'altro dove il telaio si è incastonato sul paletto. La mia espressione è all'incirca questa:
O_O
E poi sul furgone non c'è nessuno: scende il postino con aria stravolta e decisamente allarmata, si scusa in mille modi, si dispera pensando "oddiosec'eraqualcunoalpostodellabici" e incomincia a protestare contro il suo capoufficio che ha beatamente ignorato le sue perplessità sul funzionamento del freno a mano. Si offre di ripagarmi la bici, ma lasciandomi il suo numero perchè non ha soldi con sè, perchè di sicuro le Poste non me lo ripagherebbero. Da come insiste dicendomi di non chiamare l'ufficio Roveri mi vedo già la scena del povero precario licenziato per colpa mia e del mio rottame di bici. Così ancora incredula gli dico:
"Vabbè. Fa lo stesso."
Titoli di coda con papere - 1) Mentre trasporto la bici di peso perchè la ruota dietro è inutilizzabile mi pianto un pedale nel polpaccio e incominicio a sanguinare. 2) Vado a pranzo con Marco, ordino una caprese e mi portano un'insalata verde con sopra 4 fette di pomodoro e 4 di mozzarella. La rimando indietro dopo essermi sentita pure dire: "Guarda che la caprese è così!" e mi ritornano le stesse 4+4 fette in un piatto più grande con comunque sopra foglie di rucola decorative. 3) Arrivo a casa, bevo una Redbull decisa a mettermi a studiare e intanto preparo la borsa della palestra: mentre lo faccio sfrego un piede contro la lampo di una delle tasche ed incomincio di nuovo a sanguinare. Mollo tutto, mi incerotto e mi metto a dormire: ci ripensiamo poi domani.
Sono arrivata alla triste conclusione che metà della gente che segue il mio corso di storia è pazza. O stupida. O entrambe. Scene tipo.
Io mi scrocchio le dita, le tre secchione davanti a me iniziano a guardarsi intorno terrorizzate e indignate. Passo all'altra mano e incominciano a chiedersi ad alta voce: "Ma chi è che scrocchia le dita?!?". Neanche le avessi schiaffeggiate.
Le stesse secchione, arrivano qualche minuto dopo il loro solito orario (orrore!) e trovano occupati i loro soliti posti. Il che non dovrebbe essere un problema, in un'aula da 300 persone, ma loro si fermano, confabulano, si guardano intorno come cerbiatti spauriti, e poi decidono di sedersi due metri più in là.
Il prof. chiede:"C'è qualcosa che fate fatica a capire?" e il coro si alza:"Le date! Ce ne sono troppe (cosa incredibile in un corso di storia)!". Il prof li rassicura:"Io ve le dico per farvi capire l'ordine cronologico, ma non ve le chiedo all'esame. Basta che sappiate quelle più importanti.". E nel dubbio fa pure degli esempi. Ma loro niente:"Sono troppe! Non ce le dica proprio!".
C'è anche gente che non sa cosa sia un poncho.
Ma forse è colpa del professore. Alla domanda:"Non potrebbe mettere le slide sul sito?" la riposta è stata:"Non potete attaccarvi?". Ovviamente intendeva con la chiavetta, però...
Le signore sui mezzi pubblici sono molto, molto più aggressive
A dispetto dei luoghi comuni, non sono praticamente mai stata importunata da nessuno. A parte da una signora sull'autobus che si beatamente intromessa nella mia discussione dopo averla ascoltata per 10 minuti buoni (vedi sopra)
I mezzi non hanno orari, eppure funzionano benissimo
Abitando in una città grande, i romani hanno un senso delle distanze completamente sfasato
Per un qualche motivo, erano tutti convinti che fossi spagnola
Per un qualche motivo, un sacco di gente mi ha chiesto indicazioni (in svariate lingue). Ma questo in effetti mi succede SEMPRE
Ho comprato dei favolosi occhiali a forma di cuore da un pakistano che mi ha fatto lo sconto
La maggior parte dei commercianti, quando dice "arrivederci" o "grazie", sembra che stia pensando "vaffanculo". Suppongo non sia davvero così
Faceva decisamente freddino
Pioveva tutti i giorni, esclusivamente dal momento in cui mi alzavo a quello in cui arrivavo dove dovevo andare
Ho scoperto di essere perfettamente in grado di tradurre dal portoghese. Parlarlo è un'altra storia
Almeno non agli esami orali. Prima divento paranoica: ieri mi sono suduta sul quaderno di un'altra ragazza (che stava sul suo banco eh), per farne passare un'altra tra le file di banchi, poi, quando mi hanno chiamata non ho sentito, le ragazze dietro di me mi hanno detto che mi stavano chiamando e mentre mi affrettavo fuori dalle fottutussimestrettissime file di banchi ho calpestato i piedi della poveretta che si era già alzata almeno 8 volte per le mie pause-pipì. "Tranquilla, ho le punte di ferro." (sarà stata una minaccia?) Dopo non riesco a trattenere le esultanze: ieri sono tornata al mio posto saltellando, un'altra volta ho fatto un mini-ballo della vittoria e sono pure stata fulminata dal professore.
No, nella mia vita non sta succedendo praticamente nulla di interessante. Passo le mie giornate tra lezione, allenamento e studio. A lezione vedo grafici, ho sentito almeno cinque volte l'aneddoto di Mr. Livingstone recuperato in mezzo al deserto e sentito recitare discorsi di dittatori sudamericani con grande enfasi e ottima traduzione. Ad allenamento faccio molto meno di quello che vorrei, che non è colpa di nessuno ma mi è venuta un'improvvisa paranoia di rimetterci la faccia, e ho sempre male ai polpacci. Quanto allo studio, beh, può interessarmi quanto mi pare ma mettersi a riassumere libri interi è sempre una gran rottura di palle. In più mi sono resa conto mio malgrado che prima o poi mi toccherà imparare pure il francese. Che visto che il tedesco me lo sono dimenticata del tutto, dal punto di vista karmico è anche abbastanza equo. Fa freddo, lunedì a quasi nevicato, e ho comprato dei guanti nuovi, bruttissimi, ma era un'emergenza.
Ecco. Ora che l'ho scritto non mi sembra così male.
Il prof arriva al ricevimento e ci sono già una decina di persone ad aspettarlo. Si guarda intorno sconcertato, attraversa l'atrio a testa bassa dicendo: "Devo aver sbagliato qualcosa nella vita..." La signora di fianco a me si gira e mi fa:"Tutte le volte...dice tutte le volte la stessa cosa."
Lunedì, dopo quasi 15 anni di istruzione, mi sono decisa a comprare una calcolatrice decente. Poi ci ho incollato dentro il bigliettino per l'esame di martedì. Un po' anacronistico ma efficace.
Nella biblioteca della facoltà di economia si vedono più tatuaggi da galeotto che in riviera. E il fatto di averlo notato non fa ben sperare nella riuscita del mio esame di domani.
Pensavo di aver superato la fase in cui mi prendevano gli attacchi di panico davanti a dei simboli matematici. Invece no. Superato il panico da sommatoria ora tocca a quello da indice sintetico. Brrrrrrrr.
Seminario di Politica Economica sul "Mezzogiorno". Viene a parlare uno dei più profondi conoscitori della materia e dice un sacco di cose interessanti: il problema è come le dice.
"Io ero destinato a fare il tornitore a Diusselbor..." "L'immagine che si ha del Mezzogiorno è di un posto dove c'è il rakkt e un reddito procrapito bassissimo." "Mi avevano chiesto di scrivere un saggio pepato..." "...il calzolaio di Vigevo..." "Pensate che tutte le molle dei maglioni le fanno al sud!" "...il pomato (voleva dire salsa di pomodoro)..." "...è come tapparsi le ali da soli."
Da notare che il seminario è durato un'ora e mezza. Il nostro caro Mero per dire una quantità di strafalcioni del genere di metteva almeno una settimana di lezione.